Non sapere piu chi sono e non accettarsi dopo un intervento di rinoplastica
Mi presento sono una ragazza di 28 anni che lo scorso marzo si è sottoposta a un intervento di rinoplastica.
A seguito di quest ultimo la mia vita è cambiata radicalmente non riesco più ad accettarmi: vivo con l'ansia di non piacere e di non essere "abbastanza" per le persone, sono cambiati anche i miei comportamenti con le persone.
Prima di questo intervento ero una persona molto socievole mentre adesso ho più difficoltà nell'espormi: tutto ciò dovuto al fattore estetico.
Ci sono stati giorni in cui non riuscivo ad alzarmi dal letto in cui vedevo nella morte come la mia unica via di uscita e per quanto il dolore si sia affievolito soffro ancora e non riesco ad accettare quella che sono adesso.
Sono ossessionata dal fatto che la mia vita sarebbe andata diversamente se non mi fossi operata e che la vecchia me fosse una persona migliore sotto molti punti di vista ma quello principale è quello estetico.
Io sto andando in terapia ma devo dire la verità non vedo grandissimi miglioramenti.
Il sentirmi dire che devo accettare è un colpo al cuore.
mi aiuti lei la prego
Gentile Nabila
ho riletto più volte il suo messaggio e ancora non riesco bene a inquadrarlo: mi sfugge cosa venisse prima, se l'uovo o la gallina.
A volte rileggendolo mi convinco di aver capito che lei ha fatto l'intervento (di chirurgia estetica o anche detta plastica) nella speranza di migliorare il suo aspetto ma delusa dal risultato è entrata in crisi, ma altre volte invece mi pare di intuire che l'intervento fosse necessario per esigenze cliniche non estetiche (per esempio i turbinati, una deviazione del setto, ecc..) e per qualche ragione si siano verificate delle complicanze che le hanno lasciato dei segni postumi immodificabili.
Quello che è evidente è la sua delusione e l'emergere di un malessere che pare fondarsi su una ferita narcisistica: ero bella e mi piacevo e ora sono un mostro e non mi riconosco più, oppure ero brutta e non vedevo l'ora di prender la mia rivincita con l'intervento e invece scopro che non mi è possibile. In entrambi i casi delusione e senso di sconfitta / impotenza.
Ovviamente non credo di poter fare un granché per lei, se non forse darle qualche spunto di riflessione: avere ben presente e chiaro quali fossero le motivazioni inconsce della sua decisione di affrontare questo intervento la aiuterebbe non poco ad avviare un lavoro di attribuzione "di senso", finalizzato a dare un senso alla crisi che sta attraversando oggi. Spesso l'esigenza di cambiare i propri connotati o intervenire sul corpo, si pensi al piercing per esempio, nasconde fantasie inconsce di impotenza/onnipotenza e bisogni profondi di cercare disperatamente qualcosa che non si percepisce o sente di poter ottenere/trovare in altro modo. Si pensi alla propria identità, al senso di sè e quindi all'autostima.
In certe malattie psichiatriche il soggetto si percepisce sbagliato e brutto e quindi inaccettabile solo per la percezione di un singolo particolare o dettaglio corporeo. Questo è sufficiente a indurre una visione di sè completamente distorta e negativa che comprende il tutto della persona. Si pensi all'anoressia, alla dismorfofobia.
Non conosco la sua situazione, non so nulla di lei, ma sento di poterla invitare a ripensare al modo con il quale si è approcciata alla psicoterapia: mi chiedo se non si sia approcciata al percorso psicologico come ha fatto con la chirurgia estetica, nell'idea di fondo che qualcosa o qualcuno intervenendo dall'esterno possa "salvarla" o comunque toglierla dagli impicci.
Forse deve ripartire ripensando al suo modo di affrontare le cose proprio a partire dalla psicoterapia e provare a sfruttare quello spazio di lavoro "a 4 mani" come una opportunità e non una soluzione (magica?).
Cordiali saluti
Federico Baranzini