PSSD o Disfunzione sessuale post-SSRI. Esiste veramente?
Non è questione di essere tori o mucche. 🙂 Immagini semplicemente dall’oggi al domani di perdere il gusto dei cibi (vedersi davanti una bella cotoletta vegana o meno;-)) e sapere di poterne gustare solo la consistenza e non il sapore. Pensi se tutti fossero così quanti ristoranti e supermercati chiuderebbero. E poi immagini che invece della lingua a non percepire alcuna sensazione sia il pene o la vulva e a posto del piacere del cibo, il piacere sessuale. STOP…e buonanotte ai suonatori! 🙁 cosa si fa? a 20, 30, 40 anni ma anch a 50 o 60 suvvia ci votiamo completamente agli scacchi e al giardinaggio e all’Aida di Verdi?) Poi se vogliamo fare una considerazione psicologica sulle donne: per sua esperienza non le sembra che siano proprio le donne più depresse che poi si concedono più facilmente a dei mascalzoni? Non sono gli uomini con l’autostima sotto i tacchi a concedersi continue trasgressioni con mercenarie? Quindi vuol dire che c’è un legame fra depressione, scarsa autostima e accentuata ricerca di gratificazione sessuale di scarso valore, quasi autolesionistico, non le pare? Quindi la soluzione sarebbe anestetizzare i genitali di tutti questi poveri disgraziati, giusto? Non credo che esista invece una violazione dei diritti umani più spietata di questa…
Ciao Flo, posso chiederti almeno se ha funzionato per il DOC?
Gentile Maria Grazia,
la questione che solleva con il suo intervento è tutt’altro che scontata. Ad oggi esistono indizi e supposizioni ma vere e prove “provate” non ne esistono. Si stanno conducendo degli studi ma non è semplice raccogliere dati in questo ambito.
L’esperienza dei pazienti è estremamente variegata, come questo stesso forum nel suo piccolo mostra chiaramente, e quello che vale per una persona non è detto sia valido per un’altra. Certamente i farmaci antidepressivi in particolare SSRI e SNRI sono tra i maggiori sospettati ma non sono i soli.
Un cordiale saluto
Federico Baranzini
Gentile MrTrueLife,
ha perfettamente ragione. La ricerca scientifica deve fare la sua strada e illuminare la conoscenza medica su tale medico. Il suo quesito come quello di tutta la comunità scientifica e dei pazienti offesi da tale effetto deve avere una risposta.
Intanto riposto con piacere qui il link ad una pagina che riposta di due studi italiani in merito:www.osservatoriomalattierare.it/news/ricerca-scientifica/18309-disfunzione-sessuale-post-ssri-due-studi-italiani-per-scoprirne-l-eziologia
Federico Baranzini
Gentile Serenere
purtroppo non vi sono terapie specifiche per questa sindrome. Come riporto nel mio articolo sulla PSSD pubblicato sul mio blog ad oggi sono descritti approcci sperimentali o aneddotici alle conseguenze di questa sindrome post SSRI. Certo è che più dati saranno in grado i ricercatori di accumulare e maggiori chances si avranno di comprendere le basi neurochimiche di tale problematica. Ma ci vorrà tempo.
Cordiali saluti
Federico Baranzini
caro dottore,
noi aspettiamo molto fiduciosi che dopo averci rovinato la vita gli psichiatri ammettano che sarebbe stato meglio che andasseero a zappare la terra.
Sono ancora in tempo! Prima di fare qualche altro danno e poi dire …ops!
Grazie
Gentile Sig Luigi,
non posso condividere i toni del suo intervento ma le posso rispondere che ad oggi sono state proposte diverse teorie per spiegare la fisiopatologia della PSSD tra le quali:
una teoria epigenetica ,
una centrata sull’azione dei citocromi,
quella delle interazioni dopamina-serotonina,
una sugli effetti della proopiomelanocortina e della melanocortina,
una da neurotossicità da serotonina,
un’altra da downregulation del recettore 1A della 5-idrossitriptamina e, infine,
quella basata sulle modifiche ormonali nel sistema nervoso centrale e periferico.
La diagnosi di PSSD, ad oggi, come per tute le sindromi ad origine ignota o incerta, si ottiene escludendo tutte le altre cause di disfunzione sessuale in un determinato paziente, ogni caso fa a sè.
Il trattamento della PSSD è difficile e al momento sono state proposte e sperimentate molte strategie, tra cui quella centrata sull’uso di antagonisti serotoninergici e di agonisti dopaminergici e l’irradiazione laser a bassa potenza o la fototerapia.
Purtroppo come dicevo non esiste ancora un trattamento definitivo per la PSSD perché non si conoscono con sufficiente certezza le cause.
Cordiali saluti
Federico Baranzini
Questi pazienti con disfunzioni sessuali non avevano usato farmaci prima della valutazione? Conosco centinaia di pazienti con PSSD e ne ricordo meno di 4 che avessero lievi disfunzioni prima di aver assunto antidepressivi. Al contrario, molti ricordano il periodo pre-farmaco con aspetti di ipersessualità, nonostante ansia o depressione. Io ero perfettamente sano sessualmente prima di aver assunto una pillola di sertralina, mentre oggi, ad un anno da allora, sono ancora castrato.
Anche io ho assunto sertralina a dosaggio minimo per un periodo di circa due settimane all’inizio del 2018, all’età di 25 anni. Ho assunto la terapia con fiducia, completamente ignaro dei possibili effetti collaterali.
Prima di questa terapia la mia funzionalità sessuale era ottima. Poi, già dopo la prima pillola di sertralina, la mia sessualità è venuta completamente a mancare, deceduta: il pene è diventato completamente anestetizzato, incapacità di ottenere l’erezione, ed enorme difficoltà nel raggiungere l’orgasmo.
Ora, dopo più di tre anni, la situazione non è migliorata.
Sono veramente affranto e afflitto per aver perso la mia virilità, da un giorno all’altro, senza spiegazione.
Io purtroppo appartengo agli sfortunati cui è toccata questa sindrome. Prima del trattamento con paroxetina ero un iperansioso e leggermente depresso ma la mia sessualità era viva e vibrante. A trattamento in corso (non ricordo le tempistiche) il sesso era ormai un ricordo. Dopo un faticosissimo periodo di sospensione del farmaco, sopportando una pesante astinenza, la sessualità non è tornata ai livelli pre-cura. La depressione è dunque inevitabilmente peggiorata (come si può pensare di essere di buonumore quando una parte così importante della vita ti viene portata via?) ma non mi affiderò più ad antidepressivi. Qualche ricercatore con cui sono in contatto sta studiando il fenomeno, sicuramente sottostimato. Di sicuro per molte persone depresse la sessualità ne risente, ma l’anestesia genitale e altre manifestazioni fisiche sono un altro paio di maniche.
Ma è possibile che solo a me la paroxetina abbia stravolto la vita sessuale in meglio, potenziando addirittura l’erezione ed eliminando problemi di ansia da prestazione? L’unico effetto collaterale, ma che per quanto mi riguarda era positivo, è stato quello di ritardare i tempi dell’eiaculazione insegnandomi col tempo a gestire il riflesso eiaculatorio.
Quando leggo informazioni su paroxetina e sessualità non mi ci rivedo proprio in queste descrizioni di mortificazione della libido che semmai in me era causata dall’ansia e dalla depressione prima della cura.
Se qualche medico mi può illuminare sulla questione… Possibile sia io un caso isolato?
Gentile Luca,
le rispondo con piacere. Il suo non è in effetti l’unico caso. Mi fa piacere poter ospitare anche la sua testimonianza in quanto è utile per mostrare un aspetto spesso sottostimato: l’estrema variabilità con la quale certi effetti posso mostrarsi nei pazienti. La variabilità biologica e psicologica è tale da poter “stravolgere” per riprendere la sua espressione, completamente l’andamento di una cura e l’effetto di una molecola.
In ogni caso, ribadisco, nella mia pratica clinica in molti casi ho potuto riscontrare risultati prossimi o sovrapponibili a quanto da lei vissuto. Pazienti che hanno potuto riscoprire con gioia e partecipazione la loro sessualità.
Ciò è presto spiegato e deriva essenzialmente dalla differente natura del problema sottostante: il suo probabilmente era un disagio essenzialmente ansioso e da prestazione per cui ha riscontrato un ottimo miglioramento essendo la paroxetina un efficacissimo antidepressivo con effetto ansiolitico. Probabilmente l’aver “guadagnato” così tanto dal punto di vista del controllo dell’ejaculazione e delle performace l’ha aiutata (in modi e secondo vie biologiche che oggi ancora non sono del tutto note) a minimizzare altri effetti che in altri pazienti risultano evidenti e invalidanti.
Un cordiali saluto
Federico Baranzini