PSSD o Disfunzione sessuale post-SSRI. Esiste veramente?
sono un ragazzo di 24 anni al quale è stato prescritto dell’escitalopram, ho letto di casi di PSSD e prima di iniziare la cura volevo chiederle quanto è rilevante tale effetto collaterale, perché in quanto incurabile non vorrei finire di rovinarmi la vita in quanto la sessualità è l’unica cosa buona che mi è rimasta. Insomma, devo preoccuparmi o cercare un altro psichiatra?
il tema che pone è di grande attualità e molto dibattuto.
Sull’argomento ho recentemente pubblicato un post sul mio blog, dedicato proprio alla PSSD e SSRI.
Come potrà leggere l’incidenza di questa sospetta sindrome collegata agli effetti collaterali da SSRI e SRNI non è nota. Vi sono in letteratura ancora pochi studi e spesso con campioni minimi. Anche perchè non è ancora definito precisamente la definizione di tale sindrome e assolutamente ancora meno le cause esatte. Si sospetta sia indotta o slatentizzata dall’uso di farmaci inibitori del reuptake della serotonina, appunto SSRI.
Lei mi chiede quanto è rilevante. In realtà l’impotenza o il calo della libido o l’ipoestesia dei genitali credo possano essere considerati sempre rilevanti quando si presentano anche quando si associano a depressione clinica. Infatti uno degli aspetti problematici della faccenda sta proprio che questi sintomi sono generalmente presenti nei quadri clinici di depressione, motivo per cui i farmaci SSRI vengono prescritti.
Quello che le posso dire deriva dalla mia esperienza clinica diretta, ovvero che in 16 anni di professione non mi è mai capitato di incontrare un caso anche solo sospetto di PSSD. Al contrario il 90% dei miei pazienti depressi o gravemente ansiosi (altro motivo per cui si possono usare questi farmaci) presenta una qualche forma di disfunzione sessuale o alterato rapporto con la sessualità.
Se non ha perso la fiducia nel suo psichiatra non le consiglierei di cambiarlo, ma al contrario di parlarne con lui con serenità.
Un caro saluti
Federico Baranzini
Ora tutti i depressi e gli ansiosi sostengono che fossero dei tori sessuali prima degli SSRI. Ma quando mai siate onesti con voi stessi, un depresso non ha forti capacità sessuali e o di libido… Essendo onesti con sè tessi se ne può venire a capo anche prima!
Non è questione di essere tori o mucche. 🙂 Immagini semplicemente dall’oggi al domani di perdere il gusto dei cibi (vedersi davanti una bella cotoletta vegana o meno;-)) e sapere di poterne gustare solo la consistenza e non il sapore. Pensi se tutti fossero così quanti ristoranti e supermercati chiuderebbero. E poi immagini che invece della lingua a non percepire alcuna sensazione sia il pene o la vulva e a posto del piacere del cibo, il piacere sessuale. STOP…e buonanotte ai suonatori! 🙁 cosa si fa? a 20, 30, 40 anni ma anch a 50 o 60 suvvia ci votiamo completamente agli scacchi e al giardinaggio e all’Aida di Verdi?) Poi se vogliamo fare una considerazione psicologica sulle donne: per sua esperienza non le sembra che siano proprio le donne più depresse che poi si concedono più facilmente a dei mascalzoni? Non sono gli uomini con l’autostima sotto i tacchi a concedersi continue trasgressioni con mercenarie? Quindi vuol dire che c’è un legame fra depressione, scarsa autostima e accentuata ricerca di gratificazione sessuale di scarso valore, quasi autolesionistico, non le pare? Quindi la soluzione sarebbe anestetizzare i genitali di tutti questi poveri disgraziati, giusto? Non credo che esista invece una violazione dei diritti umani più spietata di questa…
Grazie in anticipo per la vostra attenzione.
Gentile Maria Grazia,
la questione che solleva con il suo intervento è tutt’altro che scontata. Ad oggi esistono indizi e supposizioni ma vere e prove “provate” non ne esistono. Si stanno conducendo degli studi ma non è semplice raccogliere dati in questo ambito.
L’esperienza dei pazienti è estremamente variegata, come questo stesso forum nel suo piccolo mostra chiaramente, e quello che vale per una persona non è detto sia valido per un’altra. Certamente i farmaci antidepressivi in particolare SSRI e SNRI sono tra i maggiori sospettati ma non sono i soli.
Un cordiale saluto
Federico Baranzini
mi accodo volentieri – e con immenso dolore personale – alle testimonianze. Trentenne. 180 cm. Sportivo da una vita. 78 kg. Fisico scultoreo. In formissima. Mai avuto problemi sessuali. Neanche durante le terapie.
Dopo un lungo trattamento con cipralex e quetiapina di circa tre anni a causa di una depressione maggiore che mi ha colpito in un difficilissimo periodo della mia vita, mi ritrovo con problemi di disfunzione erettile. M’informo sulla PSSD (di cui la mia psichiatra non sa un emerito nulla o finge di non sapere per non ammettere di non avermi avvisato sui possibili effetti collaterali) e resto davvero basìto.
La sofferenza personale resta mia e di testimonianze come la presente ve ne sono a bizzeffe. Potremmo dire che rappresento la testimonianza più oggettiva. In forma. Alimentazione sana ed equilibrata. Nessuna assunzione di alcolici o saltuariamente. Nessuna forma d’integrazione sportiva compromettente o scadente o chimica. Tanta frutta e tanta verdura. Dieta bilanciata. Una partner con cui non ho mai avuto problemi del genere e che amo immensamente. Eppure… Siamo qui in queste situazioni… Mi chiedo come mai si continua a negare il nesso evidente tra utilizzo di SSRI e disfunzioni sessuali.
Esiste un sito web come questo postssrisyndrome.org/storie-pssd/ che raccoglie testimonianze simili da tutto il mondo. Non sarebbe ora di ammettere la questione e di portare avanti la ricerca scientifica in questa direzione per evitare di danneggiare altre persone innocenti e che hanno già sofferto e subìto abbastanza ed ingiustamente dalla vita?
Gentile Serenere
purtroppo non vi sono terapie specifiche per questa sindrome. Come riporto nel mio articolo sulla PSSD pubblicato sul mio blog ad oggi sono descritti approcci sperimentali o aneddotici alle conseguenze di questa sindrome post SSRI. Certo è che più dati saranno in grado i ricercatori di accumulare e maggiori chances si avranno di comprendere le basi neurochimiche di tale problematica. Ma ci vorrà tempo.
Cordiali saluti
Federico Baranzini
ha risposto 10 mesi fa
Questi pazienti con disfunzioni sessuali non avevano usato farmaci prima della valutazione? Conosco centinaia di pazienti con PSSD e ne ricordo meno di 4 che avessero lievi disfunzioni prima di aver assunto antidepressivi. Al contrario, molti ricordano il periodo pre-farmaco con aspetti di ipersessualità, nonostante ansia o depressione. Io ero perfettamente sano sessualmente prima di aver assunto una pillola di sertralina, mentre oggi, ad un anno da allora, sono ancora castrato.
ha risposto 9 mesi fa
Anche io ho assunto sertralina a dosaggio minimo per un periodo di circa due settimane all’inizio del 2018, all’età di 25 anni. Ho assunto la terapia con fiducia, completamente ignaro dei possibili effetti collaterali.
Prima di questa terapia la mia funzionalità sessuale era ottima. Poi, già dopo la prima pillola di sertralina, la mia sessualità è venuta completamente a mancare, deceduta: il pene è diventato completamente anestetizzato, incapacità di ottenere l’erezione, ed enorme difficoltà nel raggiungere l’orgasmo.
Ora, dopo più di tre anni, la situazione non è migliorata.
Sono veramente affranto e afflitto per aver perso la mia virilità, da un giorno all’altro, senza spiegazione.
ha risposto 9 mesi fa
Io purtroppo appartengo agli sfortunati cui è toccata questa sindrome. Prima del trattamento con paroxetina ero un iperansioso e leggermente depresso ma la mia sessualità era viva e vibrante. A trattamento in corso (non ricordo le tempistiche) il sesso era ormai un ricordo. Dopo un faticosissimo periodo di sospensione del farmaco, sopportando una pesante astinenza, la sessualità non è tornata ai livelli pre-cura. La depressione è dunque inevitabilmente peggiorata (come si può pensare di essere di buonumore quando una parte così importante della vita ti viene portata via?) ma non mi affiderò più ad antidepressivi. Qualche ricercatore con cui sono in contatto sta studiando il fenomeno, sicuramente sottostimato. Di sicuro per molte persone depresse la sessualità ne risente, ma l’anestesia genitale e altre manifestazioni fisiche sono un altro paio di maniche.
ha risposto 1 settimana fa
Ma è possibile che solo a me la paroxetina abbia stravolto la vita sessuale in meglio, potenziando addirittura l’erezione ed eliminando problemi di ansia da prestazione? L’unico effetto collaterale, ma che per quanto mi riguarda era positivo, è stato quello di ritardare i tempi dell’eiaculazione insegnandomi col tempo a gestire il riflesso eiaculatorio.
Quando leggo informazioni su paroxetina e sessualità non mi ci rivedo proprio in queste descrizioni di mortificazione della libido che semmai in me era causata dall’ansia e dalla depressione prima della cura.
Se qualche medico mi può illuminare sulla questione… Possibile sia io un caso isolato?
Staff ha risposto 5 giorni fa
Gentile Luca,
le rispondo con piacere. Il suo non è in effetti l’unico caso. Mi fa piacere poter ospitare anche la sua testimonianza in quanto è utile per mostrare un aspetto spesso sottostimato: l’estrema variabilità con la quale certi effetti posso mostrarsi nei pazienti. La variabilità biologica e psicologica è tale da poter “stravolgere” per riprendere la sua espressione, completamente l’andamento di una cura e l’effetto di una molecola.
In ogni caso, ribadisco, nella mia pratica clinica in molti casi ho potuto riscontrare risultati prossimi o sovrapponibili a quanto da lei vissuto. Pazienti che hanno potuto riscoprire con gioia e partecipazione la loro sessualità.
Ciò è presto spiegato e deriva essenzialmente dalla differente natura del problema sottostante: il suo probabilmente era un disagio essenzialmente ansioso e da prestazione per cui ha riscontrato un ottimo miglioramento essendo la paroxetina un efficacissimo antidepressivo con effetto ansiolitico. Probabilmente l’aver “guadagnato” così tanto dal punto di vista del controllo dell’ejaculazione e delle performace l’ha aiutata (in modi e secondo vie biologiche che oggi ancora non sono del tutto note) a minimizzare altri effetti che in altri pazienti risultano evidenti e invalidanti.
Un cordiali saluto
Federico Baranzini