Dismissione gocce di elopram
Buongiorno Paolo
la ringrazio per la domanda.
Parto con dalla fine, in effetti anche se non comune l'alopecia è un effetto collaterale di citalopram che si può osservare nei casi di assunzioni prolungate.
Circa la velocità di dismissione direi che non esiste una regola generale, bensì una sensibilità soggettiva che va valutata e di cui tenere conto: alcuni miei pazienti so sono trovati bene scendendo di una goccia alla settimana, altri hanno avuto bisogno di tempi ancora più lunghi e altri ancora dell'uso di integrazioni temporanee con probiotici, nootropi o nutraceutici (essenzialmente estratti vegetali ma non solo) per "smussare" e rendere meno pressanti gli effetti della sospensione. Ci tengo a precisare che tali effetti non sono il riflesso di una presunta perdita di efficacia terapeutica del farmaco che si dismette nè rappresentano reali minacce per la salute del paziente.
Circa la possibilità di una "ricaduta" non è assolutamente detto che debba aspettarsela. Dipende molto da quali fossero i presupposti per cui ha avviato anni fa la cura, l'evoluzione della sua condizione esistenziale e lo stile di vita oltre che ovviamente l'aver o meno avviato contemporaneamente un percorso psicologico. Percorso che magari si è concluso ma che le ha permesso nel mentre di fortificarsi o elaborare alcune aree della sua personalità per cui anche dismettendo il serotoninergico potrà non aspettarsi "per forza" una recidiva.
Come detto sopra, tendo a preferire agli ansiolitici altri tipi di prodotti per alleviare la fase di dismissione soprattutto nelle fasi finali quando il dosaggio si riduce del 30-50% per volta.
Spero di essere stato di un qualche aiuto
Cordiali saluti
Federico Baranzini
Gentile Cinzia,
la ringrazio per il suo contributo.
Credo che il suo caso sia un buon esempio di quello che intendo per utilizzo degli psicofarmaci come sostegno alla psicoterapia e come strumento sostitutivo transitorio. Ha in seguito alla psicoterapia maturato quella convinzione e consapevolezza per immaginarsi senza farmaci e realizzarlo. Un ottimo esempio.
Quello che oggi le tocca vivere è una fase di svezzamento ulteriore nella quale ha la possibilità di viversi più “sulla pelle” più in presa diretta e meno anestetizzata. Ecco perchè si sente, a ragione, più vulnerabile. Perchè si era abituata all’effetto del farmaco, nel bene e nel male. Le ci vorrà un po’ di tempo per sentirsi in equilibrio e la invito a considerare questa fase come una ulteriore fase del percorso psicoterapeutico.
Cordiali saluti
Federico Baranzini