Iperprolattinemia da Deniban
Gentile Gloria,
credo di poter ipotizzare che il suo psichiatra abbia optato per una politerapia avendo potuto scegliere le migliori opzioni terapeutiche per la sua condizione clinica. Spesso questa pratica detta di “augmentation” (in inglese) ovvero di “potenziamento”, è molto in uso e di comprovata utilità in certe situazioni. Spesso inoltre va considerato che non è sempre possibile ottenere una riduzione di tutti i sintomi “bersaglio” impiegando una sola molecola. Oppure a volte è necessario accelerare l’azione antidepressiva.
Da quello che riporta l’introduzione di Deniban le ha giovato anche se non ha azzerato tutti i sintomi di malessere. Quello che ne è conseguito, mi pare di poter dire, più che una recidiva, è stata la riacutizzazione della sintomatologia (che preesisteva) e che il Deniban aveva iniziato a attenuare. Purtroppo accade spesso anche nella mia esperienza clinica di constatare, accanto alla efficacia di tale farmaco la sua pressochè costante azione di aumento della prolattinemia.
Si verifica cioè quella che è nota con il nome di iperprolattinemia iatrogena, un effetto collaterale di certi farmaci tra cui appunto il Deniban che contiene Amisulpride. La prolattina è un ormone prodotto dalla ipofisi una ghiandola presente alla base del nostro cervello molto utile nelle donne durante la gravidanza e l’allattamento. Valori normali nelle donne: 2-29 ng/mL, negli uomini: 2-18 ng/mL. Solitamente nelle donne porta all’amenorrea, a turgore mammario e produzione di latte (come appunto nell’allattamento) e negli uomini può associarsi a calo della libido e ginecomastia.
Quindi il Cymbalta da solo non pareva efficace o era troppo lento nella sua azione e una volta ridotto il Deniban si è assistito ad un ritorno della sintomatologia ansioso depressiva, la cui durata dipenderà probabilmente dalle scelte terapeutiche che andrete a compiere con il suo curante.
La saluto cordialmente
Federico Baranzini