Deficit cognitivo e ansia in donna di 83 anni: depressione o demenza?
Buongiorno dottore,
mia madre, 83 anni, soffre da poco più di un anno di disturbi della memoria a breve termine, confusione mentale, forte ansia e paure legate alla sfera del movimento, soprattutto di cadere.
In seguito ad una caduta avvenuta qualche mese fa ha sempre più ridotto le sue attività ed ora esce pochissimo, sempre accompagnata, e in casa si astiene da quasi ogni compito. Tende a reagire con fastidio se viene invitata dai famigliari a fare qualcosa di semplice. Passa quasi tutta la giornata davanti alla TV, in modo piuttosto apatico, come se stesse confabulando con se stessa. Spesso sembra arrabbiata, ma non ha mai atteggiamenti aggressivi.
È stata curata da uno psichiatra con ZOLOFT 100 mg e Trittico 75 mg, 1 cps al dì per entrambi i farmaci, dall'inizio del 2022 fino a poche settimane fa, quando una neurologa ha modificato la terapia in ZOLOFT 50 mg (1 cps) e QUETIAPINA 50 mg a lento rilascio (2 cps una al mattino e una prima di dormire).
Un geriatra ha recentemente individuato un quadro di iniziale deficit cognitivo a seguito della somministrazione di test psicologici che lo psichiatra che l'aveva in cura lo scorso anno aveva sconsigliato proprio perché, a suo parere, avrebbero fatto emergere un deficit non realistico, ma solo dipendente dalla forte ansia.
Al momento non si vedono miglioramenti, continua a essere estremamente ansiosa e ossessiva riguardo a ciò che la preoccupa.
Detto questo la mia domanda non riguarda i farmaci, ma come capire se effettivamente vada considerata: come una persona affetta da demenza o se si dovrebbe trattare l'ansia come se fosse causata da un trauma (penso agli ultimi anni in cui pandemia e lockdown vari hanno stravolto la vita di tutti e principalmente degli anziani).
Le chiedo cortesemente di darmi un suo parere su come affrontare questa situazione, che sta dando molto peso a tutta la famiglia.
La ringrazio e saluto cordialmente
Nei grandi ansiani comepuò essere definita anche sua madre, ogni minimo cambiamento può essere fonte di stress e disadattamento. Anche la comparsa di un nuovo "acciacco" fisico ha la potenzialità di alterare il sottile equilibrio psichico ed emotivo di un anziano.
La questione del come inquadrare e quindi differenziare la condizione clinica di sua madre è un tema di attualità, dibattuto e non sempre di facile risoluzione. Spesso i quadri depressivi o ansioso depressivi precedono la comparsa di segni di decadimento, quindi diciamo così la componente psichiatriche a volte compare prima.
Ovviamente esiste anche il caso opposto, ovvero che in seguito al manifestarsi di un quadro di decadimento cognitivo o di franca demenza, quindi di natura prettamente neurologica, si possano manifestare sindromi psichiatriche come la depressione.
Ma quindi come affrontare un quadro clinico che tende a confondersi tra aspetti neurologici e psichiatrici premesso che le due cose possono anche coesistere?
Ecco riassunti i principali criteri e parametri utili nel processo di diagnosi differenziale.
Criterio | Demenza | Pseudodemenza depressiva |
---|---|---|
Esordio | Lentamente progressivo | Acuto o subacuto |
Decorso | Progressivo peggioramento | Fluttuante |
Consapevolezza del deficit | Scarsa | Presente |
Deficit cognitivi | Diffusi | Prevalentemente memoria e attenzione |
Disorientamento | Presente | Assente o lieve |
EEG | Anomalie tipiche | Aspecifico o normale |
Neuroimaging | Atrofia, lesioni vascolari etc. | Normale o aspecifico |
Risposta alla terapia antidepressiva | Scarsa/assente | Buona/completa |
In sintesi, nella pseudodemenza depressiva i deficit cognitivi insorgono in modo relativamente acuto, sono prevalentemente a carico di memoria e attenzione, il paziente ne è consapevole e lamenta attivamente i sintomi. La risposta alla terapia antidepressiva è buona.
Nella demenza l'esordio è lento e progressivo, il deficit cognitivo è diffuso e ingravescente, la consapevolezza di malattia è scarsa e la risposta al trattamento antidepressivo assente o modesta. Gli esami strumentali mostrano tipiche anomalie nella demenza, mentre sono normali o aspecifici nella pseudodemenza.
Nel caso di sua madre potrebbero essersi sovrapposte due condizioni: il deterioramento e la caduta. Quest'ultima avrebbe poi indotto l'accentuarsi del quadro ansioso e il conseguente ritiro.
Al di la di quello che sia stato l'esatto processo patologico oggi è necessario che entrambe le componenti vengano gestite per cercare di rallentare quanto possibile il decadimento e soprattutto preservare la migliore qualità di vita di sua madre.
Spero di aver risposto alla sua domanda. Con i migliori auguri.
Cordiali saluti
Federico Baranzini