Un caso di DOC da contaminazione: genetica, proteine, traumi… tutto plausibile?
Salve dottore,
ho 42 anni e soffro di doc da contaminazione, da diversi anni, all'inizio era classico: evita le fughe delle piastrelle, anche se moderato, evita questo e quello, tutto in maniera moderata, ma disturbante. Poi mi sono "specializzato" nella paura degli agenti contaminanti. Rientrato da un soggiorno in Inghilterra, senza averne sofferto più di tanto e leggo della Sars.
A parte tutto, mi chiedo, gli psicofarmaci fanno e non fanno, lasciano più effetti collaterali che il resto. Ovviamente dipende dall'organismo e come risponde. Dopo un break-down mi sono rivolo al pronto soccorso: fluovaxamina ed EN che uso per fare lunghe dormite ristoranti. Già funziona il fatto di un eccesso di ore di sonno... il riposo ti rende più debole mentalmente ma rilassato. Ora non possono più bastare questi stratagemmi, o si guarisce o quanto meno migliorare se no non è una vita decente da vivere.
Ho fatto decine di ricerche, il metodo del prof Nardone non mi convince affatto, in quanto sposto continuamente la ragione su cui preoccuparmi, virus mortali, radiazioni e chi più ne ha più ne metta. A peggiorare la situazione s'insinua una sorta di pensiero magico, per il quale mi basta un assonanza con il nome di una malattia, per costringermi ad una ricerca forzata: esempio Eboli, non c'entra nulla con ebola.
Provo disgusto per i due casi ebola guariti, ma non mi basta, se sento il loro accento in TV cerco di tapparmi le orecchie...per non sentire quello che dicono, che poi io riconduco al virus. Insomma una gravità quasi assoluta, mi ritengo ancora in grado di gestirla, ma con degli sforzi mentali che mi stremano.
Quali sono le sostanze, cosa si possono usare per essere al pari degli altri?
Quanto contano i traumi?
Una mamma super-stratega, afflitta da una paura incredibile sul cibo, che non vada sprecato. Padre padrone che per paura di perdere l'affetto dei figli, ci riempiva di insulti, botte e lui steso veniva legato, da come so, da una madre extra ignorante ad una catena per punizione, non ce l'ho con loro ..anzi, sono stati iper-protettivi, non ci hanno fatto mancare nulla di materiale, mia madre ha parato con dolcezza, pur essendo un orco indotto, ma a me interessa al netto di tutto migliorare, se non guarire!
Tipo il vecchio Freud e la rielaborazione dei traumi, insomma che bisogna fare per uscire dall'inferno..?
La ringrazio e chiedo scusa per la lungaggine. Ribadisco, ma se lo "spred 2" ed altri sono proteine, come mai non esiste qualcosa di somministrabile?
Saluti
Sergio
Gentile Sergio,
la sua storia di DOC appare ricalcare un copione, le ossessioni, le compulsioni, i dubbi, la ricerca ossessiva di una soluzione tra terapie mediche e psicoterapie. Concordo con lei, o almeno con quella che mi pare essere la sua conclusione: soluzioni magiche e oggettivamente migliori di altre non ce ne sono. Ogni paziente ha la sua terapia, la sua strategia, il suo rimedio e soprattutto la sua scommessa da vincere: venire a patti con quella parte di sè malata e disfunzionale cercando il miglior equilibrio possibile.
Non conosco il metodo del prof Nardone per cui non posso esprimermi, certo è che quello a cui si riferisce, il fenomeno dello spostamento, è tutt'altro che isolato : molto spesso nel paziente ossessivo si osserva e si assiste a tale fenomeno di passaggio o spostamento su oggetti, animali, sostanze differenti. Questo perché l'ossessione fobica è in sé stessa uno spostamento: psicopatologicamente parlando la mente del soggetto che sviluppa tale disturbo continua a spostare all'esterno, su qualsiasi cosa potenzialmente, pensieri paure e fantasie intollerabili di cui sbarazzarsi.
Comprendo molto bene , perchè ne ho avuti tanti di esempi nel mio studio a Milano, quanto possa essere spossante e estenuante subire tutto il giorno le proprie ossessioni e compulsioni: ore e ore spese a pensare e fare e rifare gli stessi gesti. Pensi che una volta ho conosciuto un paziente che stava così male che appena alzato si bloccava per ore davanti all'armadio nel dubbio ossessivo di come vestirsi. Ovviamente questo lo portava a non uscire di casa e non arrivare al lavoro. Venne licenziato. Un altro paziente rientrando dal lavoro doveva sottoporre sè e i familiari tutti i giorni tutte le sere a estenuanti cicli di lavaggio che gli portavano via ore e ore fino a quando non crollava distrutto.
In certi casi i farmaci rappresentano, se non una soluzione definitiva ( le statistiche ufficiali parlano di tassi di miglioramento intorno al 60-70%), almeno un rimedio per ottenere che i pazienti possano tentare di avere una vita pseudo normale! Certo, questo comporta dei compromessi per esempio con alcuni effetti collaterali, ma anche così in questi casi il gioco vale ancora la candela!
Sono convinto che i traumi, macro e micro che siano, giochino un ruolo centrale nell'insorgenza del DOC così come la relazione con i caregivers: parliamo in sostanza delle esperienze infantili!
Lei cita Freud quasi a indicare in chiusura del suo intervento una via , una speranza: la psicoanalisi può aiutarla ad affrontare i suoi demoni interiori? Penso sinceramente che non debba essere scartata anche tale strada: ovviamente come tutte le strade prevede bivi, salite e discese e vari imprevisti. Ci vuole coraggio per curarsi, e non tutti ce l'hanno.
Un cordiale saluto
Federico Baranzini