Gestione attacchi di rabbia
Buongiorno Dottore,
Le scrivo in merito ad una situazione di estremo disagio che sta portando alla rottura del mio matrimonio.
Mio marito soffre di disturbo esplosivo intermittente che lo rende incapace di controllare la sua rabbia e le sue reazioni aggressive spropositate rispetto alle situazioni che accadono.
È una patologia che si è manifestata in fase adolescenziale e difronte alla quale i suoi genitori hanno assunto un comportamento molto blando, sottovalutando la situazione. Nel corso degli anni il problema si è acuito tanto da assumere comportamenti troppo violenti e paranoici. Ogni cosa diventa un pretesto per dare sfogo alla sua rabbia che esplode in modo incontrollato e imprevedibile (una maglietta stesa male, un bicchiere pieno d'acqua che non viene bevuto per intero, un paio di scarpe mal riposte nella scarpiera ecc.). In quegli attimi volano pesanti insulti verbali, minacce, bestemmie, parolacce e scaglia contro con una forza che paralizza.
È solito buttare in aria le cose, distruggere oggetti per il solo piacere di farlo in un crescendo di follia, per poi placarsi nel giro di poco tempo. Non si ferma neanche in presenza di sua figlia. È vittima di ossessioni malsane ( ad esempio non si può toccare il suo cuscino quando si fa il letto, non puoi appendere il giobotto per il cappuccio e mai uno sopra l'altro, deve sempre avere un bicchiere fisso in un posto ecc..), ha l'attaccamento morboso verso la sua roba al punto che tende sempre a rimarcare la proprietà delle cose presenti in casa.
Dopo il lavoro, tutto è centrato sullo sport e la sua dieta, è assente in tutto quello che riguarda la gestione della casa e della bambina. Mostra sempre segni di stanchezza. Si sente sempre attaccato e non riesce a godere dei momenti di tranquillità. Il suo unico punto di discussione è la polemica. Litigioso anche in pubblico.
Per me la situazione è diventata troppo ingestibile e sto valutando vie legali.
Come posso muovermi per indurlo a prendere coscienza del tuo disturbo e farlo inserire in un percorso di cura? Posso muovermi anche da un punto di vista lavorativo ( è un poliziotto) e chiedere un intervento per fare diagnosi del suo problema ed avere documentazione medica che lo evidenzia?
La ringrazio per la Sua attenzione.
Saluti. Michela
Gentile Michela,
mi dispiace sentire della situazione difficile in cui si trova e comprendo la sua preoccupazione.
Il Disturbo Esplosivo Intermittente (DEI) è un disturbo caratterizzato da episodi ricorrenti di aggressività verbale o fisica sproporzionata rispetto alle circostanze e alle provocazioni. Questi episodi sono impulsivi e incontrollabili e possono causare danni alle persone o agli oggetti.
Ma suo marito sembrerebbe presentare anche aspetti sintomatologici non secondari, dirigidità e ossessività che lascerebbero pensare anche ad una possibile diagnosi differenziale con il DOC.
Il Disturbo Ossessivo Compulsivo (DOC), invece, è caratterizzato da ossessioni (pensieri, immagini o impulsi ricorrenti e persistenti che causano ansia) e compulsioni (comportamenti o rituali mentali ripetitivi che una persona si sente costretta a eseguire per alleviare l'ansia).
Dalla sua descrizione, sembra che suo marito possa soffrire effettivamente di DEI, ma è importante considerare come dicevo, anche altre possibili cause o condizioni che potrebbero contribuire al suo comportamento. Solo un professionista qualificato può fare una diagnosi accurata e differenziale di tale situazione.
Deve cercare di fargli capire quanto il suo comportamento danneggi in primis lui e voi come famiglia. A volte per giungere a questo è anche necessario lasciar trapelare la propria grave preoccupazione e la propria disperazione: comunicare del proprio esaurire le forze e l'idea di doversi rivolgere ad un avvocato a volte è sufficiente per "far aprire gli occhi" a chi fatica a prenderne consapevlezza.
Per aiutare suo marito a prendere coscienza del suo disturbo e ad avviare un percorso di cura, ppotrebbe per esempio provare a:
- Informarsi per conoscere a a fondo il disturbo e le opzioni di trattamento disponibili, così da poter presentare queste informazioni a suo marito in modo chiaro e comprensivo.
- Parlare con lui dei suoi timori e delle sue preoccupazioni in modo aperto e non accusatorio. Sottolineando che il suo obiettivo è aiutarlo a sentirsi meglio e a migliorare la qualità della vostra vita familiare.
- Incoraggiarlo a consultare uno specialista per una valutazione e un trattamento appropriato, magari prendendo lei un primo contatto e poi girarlo a lui. Oppure, nella mia esperienza clinica, spesso è stato utile proporre inizialmente una terapia di coppia per affrontare insieme i problemi.
Infine, conoscendo quale carico emotivo tali situazioni familiari portano, devo consigliarle di pensare anche a sè stessa per tutelare sè e votra figlia. Inizia a pensare di proteggersi prendendo contatto lei stessa, per prima, con uno specialista, uno psicologo o psichiatra, per ricevere il giusto e corretto sostegno.
Semplicemente, può anche iniziare prendendo contatto con un consultorio della sua zona e chiede aiuto a loro.
Spero che queste poche righe possano esserle state di un qualche aiuto.
Ci aggiorni se vorrà
Federico Baranzini