Diagnosi di Disturbi Dissociativi errata?
Buongiorno Lucia
se ho ben compreso sua figlia dopo un periodo di malessere (mai presentatosi prima in vita sua?) viene presa in carico da uno psicoterapeuta che formula una prima diagnosi di Bipolarismo e Disturbo Dissociativo (è così?). Successivamente la porta da uno psichiatra che conferma quindi la diagnosi di Disturbo Dissociativo, ma non quella di Bipolarismo. Infine (non ho capito perchè in vero) la porta da un secondo psichiatra suo amico (perchè ha sentito la necessità di specificarlo? Forse era spaventata dalle diagnosi fatte sino ad allora?) che non avrebbe emesso una diagnosi ma prescrive un antidepressivo lasciando supporre di aver riscontrato un quadro depressivo.
Riassumendo: una diagnosi di bipolarismo non confermata da altri specialisti, due diagnosi di disturbo dissociativo, una presunta ipotesi diagnostica di disturbo depressivo per cui viene prescritto e avviata una cura a base di antidepressivo.
Provo a rispondere alle sue domande.
Che la diagnosi fosse errata. Ma a quale diagnosi si riferisce? Sono diagnosi che ricadono in due ambiti psicopatologici, quello dei disturbi dell’umore (bipolarismo e depressione) e del disturbo dissociativo. Per la prima esistono farmaci specifici che a seconda della fase umorale possono essere stabilizzanti dell’umore o antidepressivi. Per la seconda sono spesso indicati contemporaneamente sia una cura farmacologica che la psicoterapia.
Che si tratti solo di depressione. Può essere (io non lo posso sapere ovviamente e mai mi potrei sbilanciare nei riguardi di sua figlia) come no. Anche la depressione può associarsi in alcune persone a manifestazioni dissociative collegate alla memoria, di tipo depersonalizzanti o derealizzanti. Ma la cosa che non riesco bene a comprendere è come mai pensi che lo/la psicoterapeuta abbia “aiutato” sua figlia a convincersi di alcune cose. Cosa intende dire? Sua figlia sarebbe così fragile da essere manipolata o influenzata a tal punto da arrivare a convincersi di cose non accadute? Questo passaggio non mi è chiaro. Anche perché purtroppo la maggior parte dei traumi infantili di natura sessuale (abuso o molestie) accadono senza che i genitori se ne accorgano.
Sulla sospensione del farmaco non posso proprio pronunciarmi. Deve necessariamente rivolgersi al collega che lo ha prescritto sulla base di una valutazione psicopatologica.
Spero di averle in qualche modo risposto, altrimenti sa dove trovarmi.
Cordiali saluti
Federico Baranzini