Depressione che non passa nonostante paroxetina ed elopram
Buongiorno Dottor Baranzini,
sono una donna di 47 anni. Ho avuto negli anni episodi di depressione e ansia, superato con paroxetina.
Per anni son stata bene, poi ricadute.
Da qualche anno malgrado abbia ripreso la paroxetina e cambiato con altri farmaci per mancanza di effetto come un tempo, con uno psichiatra da circa tre mesi prendo elopram 30mg e qualche goccia di xanax . La cosa strana è che dopo 7 settimane inizio a stare meglio ed avere un po’ più di sprint al risveglio, maggiore concentrazione e meno ansia. Improvvisamente però ricado nel baratro.
Le mie giornate iniziano con senso di ansia, astenia, vomito, vuoti e fischi in testa/ orecchie (più forti rispetto a prima, ci soffro da circa 3 anni) senso di smarrimento, zero interessi e mancanza di forze con tensione spalle e collo.
Poi dopo le 16/17 del pomeriggio piano piano il mio stato di tensione si allevia e verso sera riprendo forze più positività e fame, tant’è che dico come sia possibile che stavo così male.
Mi dico domattina andrà meglio e invece puff, risvegli con fischi rumori tensione stitichezza tremori e difficoltà nel seguire discorsi anche guardare la tv, come se fossi chiusa nel mio mondo di sofferenza e sintomi ecc…
Sto facendo psicoterapia, mindfulness, ma ancora non vedo risultati. Sono sposata e la mia vita in famiglia è normale. Non capisco perché tutto questo malessere da cui malgrado la cura non riesco a risalire. Ma poi questa testa con una tromba continua nelle orecchie h24.
Cosa consiglia?
Sarà elopram che per un mese mi aveva un po’ aiutata il farmaco sbagliato? Posso aggiungere integratori a base di triptofano?
avevamo provato a cambiare SSRI con SNRI tipo efexor e cymbalta, ma nulla, la testa ancora peggio e vertigini.
Perché c’è chi fa cure rinasce e io non riesce più a stare bene?
Cosa mi consiglia, ogni giorno ce la metto tutta ma è tanto difficile.
Grazie per eventuale risposta
Gentile Cristina,
la ringrazio per il suo contributo.
Credo che come buona prassi clinica, quando si presentano sintomi somatici e quando vi sono oscillazioni cicadiane dei sintomi, sia necessario procedere dapprima all’esclusione di ogni possibile sottostante causa organica o verificabile onde evitare errori grossolani di cura e prognosi. in alcuni casi aspetti endocrini, metabolici, neurologici o fisiologici (per esempio la menopausa) posso produrre in certe fasi di vita una sintomatologia non sempre spiegabile o inquadrabile nei canoni della clinica classica.
Esclusi questi aspetti (ha fatto una RMN encefalo?) è utile passare in rassegna le possibili cause esterne di natura esperienziale o relazionale che possano aver agito in modo più o meno traumatico / causale o concausale. Per esempio, cambiamenti di vita, traslochi, pensionamenti, separazioni lutti diagnosi di malattie gravi ricevute ecc…
Infine si può iniziare a prendere in considerazione gli aspetti endogeni di natura psichica e psichiatrica, ovvero le cause spesso definite funzionali dai colleghi.
Ciò nell’idea di addivenire ad una diagnosi il più possibile certa sulla natura del disturbo di fondo che l’ha colpita e quindi sulla prognosi conseguente.
Circa invece il non funzionamento di un farmaco vanno presi in considerazione argomenti di farmacologia che possono spiegare il modificarsi dell’azione di un farmaco nel tempo. Non è raro nella mia esperienza clinica che una molecola smetta di funzionare a parità di fattori e abitudini di vita. Ciò può dipendere da modificazioni della modalità di assunzione, da fattori endocrini e metabolici insiti nel paziente, dall’interazione con altri farmaci o alimenti ecc…
Le consiglierei quindi di valutare con il suo curante una rivalutazione generale del quadro clinico e quindi soppesare assieme al suo specialista, escluse concause altre al suo malessere, delle strategie di potenziamento della cura.
Non direi che gli altri riescono e lei non riesce a stare bene, ma che oggi non sta attraversando una fase serena mentre in passato, e per tanto tempo, lo è stata. La invito a non confrontarsi con gli “altri” perchè non le porterà giovamento, mai.
Un cordiale saluto
Federico Baranzini
Lei è stato gentile ed esauriente nella risposta.
È vero non sto attraversando anni sereni e non trovare quel farmaco che come un tempo mi aveva quanto meno aiutata a tirarmi su mi demoralizza e impaurisce enormemente. Ho paura della paura, L ansia dell’ansia come si suol dire.
Dopo un anno di cambiamenti medici e farmaci sto riprendendo la paroxetina . Ancora metà per poi passare ad una.
In questo cambio farmaco sono crollata ancora di più da non riuscire a far nulla se non piangere e vedere il buio!
Spero questo farmaco rifaccia effetto e si debba aspettare meno tempo per l'efficacia