Buongiorno Dott. Baranzini,soffro da circa 22 anni di depressione maggiore ricorrente e questo che sto vivendo è il 5° episodio. Le altre volte ho sempre risposto al primo farmaco prescritto e già dopo un mese/un mese e mezzo cominciavo a stare meglio e poi gradualmente a tornare alla mia vita di sempre. Questa volta sono ricaduta da settembre 2020 e ad oggi non riesco ancora a venirne fuori. Ho paura di aver sviluppato resistenza ai farmaci. E' possibile?Le altre volte sono stata curata con Elopram, Cipralex, Fevarin, tutti sospesi dopi un paio di anni poichè ormai stavo benissimo. L'ultima volta fui curata con l'Efexor che invece continuai per circa 6/7 anni e un ultimo anno a bassissima dose per poi dismettere anch'esso. Quando sono ricaduta a settembre 2020 ho provato a ricominciare con l'Efexor ma dopo un mese e mezzo non vedendo risultati sono tornata dallo specialista che mi ha prescritto Anafranil preso per un paio di mesi con scarsissimi risultati ma con effetti collaterali importanti (soprattutto tremori). Dopo l'Anafranil lo psichiatra decide di passare a Cymbalta 60 mg ma dopo 3 mesi pochi risultati. A questo punto lo psichiatra decide di aggiungere al Cymbalta 60 mg, 5 mg di Brintellix per una settimana, poi passati a 10 mg, ma ad oggi, passato un mese dai 10 mg di Brintellix aggiunti, non sento ancora la spinta che conosco bene e che ho provato tutte le altre volte che sono caduta in passato.Lei che ne pensa? E' una questione di dosaggi? Mi viene questo dubbio perchè ricordo che tutte le volte che ho risposto, i dosaggi sono arrivati a medio/alti.
Grazie per la sua risposta
Buongiorno Gloria,
la sua questione personale (a proposito oggi come si è evoluta la situazione?) mi permette di trattare il tema delle ricadute e della prognosi nel trattamento della Depressione Maggiore ricorrente.
E' risaputo che nel caso di questa patologia gli episodi, che possono susseguirsi con frequenze variabili, tendono ad essere nel tempo meno facilmente contenibili e gestibili farmacologicamente implicando quindi tempi di risposta progressivamente più lunghi. Solitamente le indicazioni delle linee guida tendono a riportare tempi di trattamento più lunghi per gli episodi successivi al primo e tendenzialmente alcune linee guida non escludono l'utilizzo "ad libitum" della farmacoterapia, quindi anche per molti molti anni o anche per sempre per prevenire le ricadute.
Il dosaggio è importante e probabilmente non ha ancora raggiunto quello più adatto a lei, ma quale sia questo lo dovrà stabilire il suo curante. La prognosi quindi dipende molto dalla durata della cura e dal dosaggio corretto.
Per fortuna esistono al giorno d'oggi molti farmaci impiegabili in mono o poli terapia per contrastare la depressione. Non solo antidepressivi tipicamente, ma è anche prevista per esempio dalle linee guida l'aggiunta di farmaci neurolettici. L'augmentation, così viene chiamata in inglese, ha lo scopo di potenziare l'effetto antidepressivo.
Cordiali saluti
Federico Baranzini
Gentilissimo Dott. Baranzini,dopo il mio messaggio lo psichiatra ha tolto il Brintellix, passato il Cymbalta da 60 a 120 mg. ed aggiunto il Deniban, mezza compressa di 50 mg. Dopo una decina di giorni ho cominciato a sentirmi moderatamente meglio (non bene). Dopo una quindicina di giorni, però, ha fatto le analisi del sangue di routine alle quali ho fatto aggiungere anche la prolattinemia. Risultato 207. Lo psichiatra, quindi, mi ha fatto scalare il Deniban per poi toglierlo. Ad oggi sono a 1/4 di compressa di Deniban da 10 giorni ma da un paio di giorni ho nuovamente crisi di ansia e di pianto (soprattutto la mattina).Secondo lei questo è dovuto agli effetti da scalaggio del Deniban oppure è il Cymbalta che non fa effetto?E quanto dureranno questi effetti invalidanti?Se il Cymbalta dopo quasi 2 mesi a 120 mg non fa effetto, è dovuto al fatto che, essendo questa un'ulteriore ricaduta, devo attendere ancora gli effetti positivi? Oppure è meglio cambiare terapia?Grazie per la sua disponibilità
Gentile Gloria,
credo che quanto abbia vissuto con l’aggiunta di DENIBAN va a avvalorare quanto si diceva in precedenza, la strategia di potenziamento può prevedere l’inserimento anche di molecole non prettamente antidepressive. Il DENIBAN è un neurolettico atipico con funzione antidepressiva a basso dosaggio e neurolettica a dosaggi successivi. E’ un ottimo farmaco, lo utilizzo spesso anche io specialmente come potenziante ma ha un difetto importante che è proprio l’innalzamento della prolattina. Un conto è se questo accade in un paziente anziano, ma in una ragazza di 22 anni può essere mal tollerato per gli effetti che la prolattinemia alta può dare. In questi caso personalmente opto per altre molecole sempre utili alla augmentation.
Non credo si tratti di una ricaduta ma di una recidiva: togliendo il farmaco efficace è riemersa la sintomatologia.
Ovviamente senta il suo medico e valutare strade differenti.
Un cordiale saluto
Federico Baranzini
Psichiatra e Psicoterapeuta, Dottorato in Psicofarmacologia Clinica, mi occupo di disagio emotivo e mentale negli adulti e negli anziani presso il mio studio di Milano.
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