Dipendenza da PC. Ho la depressione?
Caro Giuseppe,
leggo con sincera commozione queste sue righe che trasmettono tutto il senso di angoscia ottenebrante e vuoto che deve provare. Ventisette anni non sono tanti ma neanche pochi, ha un lavoro mi pare di capire, una casa e dei genitori. Ecco, forse questi genitori non sono stati esattamente quelli che immaginava fossero: non si è sentito adeguatamente amato e “visto” dai suoi genitori forse? Le dipendenze a prescindere da che cosa si dipenda, sono tentativi di chiudere un buco nell’anima, un senso di vuoto e di “non essere”. E questo mi pare lei lo provi molto intensamente.
Forse è stato un bambino deprivato, a cui è mancata proprio nel momento più importante, l’attenzione e la vicinanza di una mamma troppo “distratta” dai suoi problemi e dalle sue sofferenze.
Lamenta di non aver mai iniziato a vivere ma forse deve anche interrogarsi se non abbia in parte paura di iniziare a vivere, di fare un primo passo nella direzione di uscire da un guscio che per quanto doloroso le appare “sicuro” perchè estremamente prevedibile, fatto anche di auto commiserazione e rimuginii, di rinunce e auto crogiolamenti nichilistici nell’idealizzazione per esempio dell’aborto. Nel tempo sembra essersi costruito una cella di sofferenza, contemplazione della vita altrui e rinuncia, alla Leopardi!
Che uomo è lei?
Forse un uomo a cui non hanno dato abbastanza amore ma non per questo un uomo di serie B che non possa provare a riempire quel buco, anche se partendo in salita e con molta più zavorra del “normale”. Credo che in fondo in fondo se è riuscito a scrivere a questo forum è perchè sente di poter ancora accogliere dentro sè un seme di speranza e l’aiuto che possa derivarne.
Da cosa iniziare, si chiede, per vivere?
Dal trovare dentro sè la forza di iniziare ad amarsi anche solo un pochino e lasciare che lo sguardo di qualcuno si posi su di lei e le scaldi il cuore. Può iniziare a provare questa esperienza accettando e cercando l’aiuto necessario. In una relazione terapeutica per esempio, nella forma di una psicoterapia o una psicoanalisi personale, in concreto, dove sperimentare ciò che lamenta di non aver mai provato, un contatto caldo e “riempiente” che le dia quel senso di vivere che sembra cercare così disperatamente.
Un caro saluto
Federico Baranzini