Depressione cronica ansiosa: CITALOPRAM risolve?

Depressione cronica ansiosa: CITALOPRAM risolve?

Forum Domande & RisposteCategoria: Depressione e Disturbo Bipolare dell'UmoreDepressione cronica ansiosa: CITALOPRAM risolve?
Francesca asked 2 settimane ago

Caro Dottore
sono una donna di 43 anni faccio un lavoro abbastanza impegnativo circa otto ore al giorno. All'eta di 19 anni sono stata splenectomizzata e subito dopo ho avuto una brutta depressione , ad oggi soffro di una depressione cronica non ho piu voglio di lavorare ed alzarmi dal letto e somatizzo.

Il medico mi ha diagnosticato un disturbo depressivo maggiore sto prendendo CITALOPRAM 10 gocce da circa due settimane.

Riguardo alla voglia di fare niente sento solo sonnolenza .

E ' possibile che il farmaco non risolva la depressione ?

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1 Risposte
dr Federico Baranzini Staff answered 2 settimane ago

Buongiorno Francesca,

la ringrazio per aver scritto nel forum e per aver condiviso con tanta sincerità e coraggio un pezzo della sua storia personale e della sofferenza che sta affrontando. È un atto importante e per nulla scontato quello di chiedere aiuto.
Le pongo alcune domande che potrebbero aiutarci a comprendere meglio il suo quadro clinico: ha mai assunto altri antidepressivi in passato? Ha mai affiancato una psicoterapia al trattamento farmacologico? Presenta altri sintomi oltre a quelli che ha descritto (ansia, disturbi del sonno, perdita dell’appetito, pensieri ricorrenti negativi)? Ci sono eventi recenti nella sua vita che hanno contribuito a peggiorare il suo stato d’animo?

Il Citalopram è un antidepressivo appartenente alla classe degli SSRI (inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina) e viene comunemente utilizzato per il trattamento della depressione maggiore. È generalmente ben tollerato e nelle forme depressive da lievi a moderate può risultare efficace. Tuttavia, è importante sapere che l'effetto terapeutico pieno di questi farmaci, in particolare sull'umore e sulla motivazione, può impiegare anche 3-4 settimane per manifestarsi completamente. Quindi, sebbene lei non stia notando ancora benefici significativi, due settimane sono un tempo ancora relativamente breve per trarre conclusioni definitive.

La sonnolenza che avverte potrebbe essere un effetto collaterale iniziale del farmaco e tende nella maggior parte dei casi ad attenuarsi nel corso del tempo. Se però dovesse persistere o diventare invalidante, andrebbe valutata insieme al medico l’eventualità di una diversa posologia, un’assunzione in un altro momento della giornata, o eventualmente un cambio di molecola.

Lei chiede giustamente se è possibile che il farmaco non risolva la depressione. La risposta, con onestà, è sì: ci sono casi in cui un singolo farmaco non basta, o non è il più adatto per la specifica biologia e storia personale del paziente. In questi casi, uno psichiatra può decidere di cambiare antidepressivo, aumentare il dosaggio, o associare un secondo farmaco per potenziarne l’efficacia (un cosiddetto “augmentation” farmacologico). È inoltre fondamentale non trascurare l’importanza della psicoterapia, soprattutto quando si parla di depressione cronica. Lavorare anche sugli aspetti emotivi, relazionali e biografici spesso è decisivo per un miglioramento duraturo.

Nella mia esperienza clinica, ho seguito molti pazienti con quadri simili al suo: un esordio precoce, una lunga convivenza con la depressione, un lavoro che pesa più della media e una progressiva perdita di energia vitale. La buona notizia è che con il giusto inquadramento, un trattamento integrato e una relazione terapeutica solida, la maggior parte di loro ha trovato un equilibrio migliore e ha ricominciato a sentire un po’ di voglia di vivere. Non è facile, non è immediato, ma è possibile.

Le consiglio di riferire tutti i sintomi al medico che la segue, tenere monitorata l’evoluzione nei prossimi giorni e valutare, insieme a lui, la possibilità di integrare il trattamento. Se non lo ha ancora fatto, potrebbe essere molto utile intraprendere anche un percorso psicoterapeutico per accompagnare il lavoro che il farmaco sta facendo.
Mi auguro sinceramente che possa trovare un po’ di sollievo e iniziare un percorso di cura che la faccia stare meglio.

Cordiali saluti,

Federico Baranzini

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