Bipolarismo Tipo 2 e intolleranza agli psicofarmaci
Buongiorno,
sono una donna che dieci anni fa ha avuto uno scompenso e mutamento di stile di vita, difficoltà psichiche che non si sono riuscite a decifrare per molto tempo.
Ho episodi ipomaniacali che durano anche pochi giorni o in alcuni casi un mese, in cui mi sento molto meglio e un tempo credevo fosse sintomi di guarigione. Dall'esordio del bipolarismo di tipo 2 sono letteralmente riemersi gravi sintomi da stress post traumatico complesso, come se da quel momento non ci fosse più un tappo di rimozione.
La mia psichiatra però è in difficoltà e non sa più cosa fare perché sono ipersensibile alla maggior parte degli effetti collaterali dei farmaci che potrebbero aiutarmi (rischio glaucoma, diplopia, esoftalmo non tiroideo, aumento aldosterone e renina, modifiche del ciclo e ormonali pesanti).
Per la maggior parte del tempo vivo in uno stato di depressione, le fasi ritmiche sono praticamente inesistenti. Allo stato attuale, non potendo prendere il litio, assumo lamictal, Latuda e talofen. Gli antidepressivi, tutti, mi causano gravi problemi ormonali. Con il Latuda è peggiorata velocemente la vista e da quando lo assumo è comparso anche un esoftalmo monolaterale che regredisce solo togliendolo. Senza, però, posso cadere in stati deliranti o pensieri suicidari.
Esistono altri farmaci antidepressivi né triciclici né dopaminergici né serotoninergici?
Grazie
Gentile Sigra Maria,
la ringrazio per aver condiviso la sua storia. Essere portatore di bipolarismo rappresenta un peso enorme e a volte può essere molto complesso trovare una cura farmacologica che garantisca il giusto vantaggio tre pro e contro. Per fortuna oggi giorno esistono molte scelte e alternative farmacologiche, ciò grazie alla ricerca in psicofarmacologia.
Mi piace ricordare che accanto alla farmacoterapia è sempre possibile associare la psicoterapia, esistendo oggi protocolli/approcci specifici per i disturbi bipolari e la depressione bipolare.
Venendo alla sua testimonianza ho alcune perplessità che antepongo prima di rispondere alla sua domanda finale.
Mi chiedo come mai riporti di non poter assumere litio. Glielo chiedo in quanto per esperienza mi è capitato di utilizzare tale farmaco, per altro estremamente efficace, anche in soggetti che sulla carta non sembravano teoricamente candidabili. Ma una volta introdotto, anche a basse dosi, è stato sufficiente uno stretto monitoraggio dei parametri di laboratorio per garantire la sicurezza del paziente. Ovviamente ciò è possibile se il paziente e/o il suo entourage sono collaboranti e attenti all'impiego del farmaco. Mi chiedo quindi se la sua affermazione provenga dalle osservazioni empiriche conseguenti a uno o più tentativi di utilizzo o sia il frutto di una valutazione "a tavolino", quindi teorica, effettuata a priori o supportata da "paure" di poter avere effetti avversi.
Secondariamente non mi torna un altro aspetto, se è soggetto sensibile agli effetti collaterali (anche se la sua espressione esatta recita "sono ipersensibile alla maggior parte degli effetti collaterali dei farmaci" che non è esattamente la stessa cosa) come fa a tollerare, in terapia, TALOFEN che altro non è che PROMAZINA ovvero una Fenotiazina, un antipsicotico di vecchia generazione a bassa potenza e capace di molte interazioni recettoriali? Mi spiego: molti degli effetti che riporta sono, anche se non così frequentemente, riconducibili all'uso di vecchie molecole a funzione antipsicotica. Peraltro così come a molte delle vecchie molecole ad azione antidepressiva, oggi soppiantate dai farmaci serotoninergici e da altri.
Infine mi chiedo se non abbia provato ad usare altri stabilizzatori dell'umore come DEPAKIN che dopo il Litio rappresenta un'ottima alternativa.
Per venire dunque alla sua domanda: se esiste un antidepressivo non dopaminergico non serotoninergico non triciclico? Esiste, appartiene alla categoria degli antidepressivi atipici, derivati della melatonina, il cui principio attivo è l'AGOMELATINA. Una poco nota in Italia e in commercio in Svizzera è la TIANEPTINA che agisce sul circuiti del glutammato ed è nota essere solitamente ben tollerata.
La devo invitare a rivolgersi al suo curante perchè possiate valutare assieme l'opportunità di modifiche alla terapia valutando attentamente i pro e i contro.
Un cordiale saluto
Federico Baranzini