Stare senza psicofarmaci a 16: è sempre corretto?
Buongiorno,
mia figlia di anni 16 é seguita da psicologa da alcuni mesi (circa 8) per disturbi di ansia, ha avuto attacchi di panico, di base una persistente tristezza. La psicologa ci suggerisce un consulto psichiatrico per valutare eventuale cura di supporto visto che da inizio anno ha avuto sbalzi umore abbastanza forti.
Visto che con il pubblico ed in alcuni casi anche con il privato le attese erano molto lunghe optiamo per una psichiatra (non é NPI ma pare che dai 16 anni possano prenderli in carico anche gli psichiatri o almeno cosi" mi é stao riferito).
La psichiatra decide di prescriverle la SERTRALINA. 1 settimana 25 mg e poi 50 mg. Dopo circa 40 gg visita ci controllo e mia figlia riferisce che a parte effetti collaterali iniziali piuttosto invalidanti (nausea, astenia ecc) poi andati via persiste un'alterazione delle percezioni. Ad esempio le luci forti le danno fastidio, i rumori forti sembrano amplificati, le luci ad intermittenza non riesce a guardarle ecc e pare nessun effetto benefico.
La psichiatra ritiene sia il caso di toglierla perché effettivamente non va bene che abbia questa alterazione delle percezioni. Per cui 2 settimane e 25 mg e poi basta e le dice che per il momento non vuole darle nulla altro, che deve continuare con la psicoterapia e che ha le risorse per affrontare la cosa.... e che vuole rivederla dopo 1 mese dalla sospensione totale del farmaco.
Mi pongo tante domande se questo approccio sia giusto o meno.
Buongiorno,
comprendo le sue preoccupazioni riguardo alla gestione del trattamento di sua figlia. È una situazione delicata che richiede un approccio attento e personalizzato.
Innanzitutto, è positivo che sua figlia sia seguita da una psicologa. L'integrazione di psicoterapia e, se necessario, trattamento farmacologico può essere molto utile nei casi di disturbi d'ansia e sbalzi d'umore significativi.
Riguardo alla prescrizione della sertralina, un antidepressivo SSRI, è una pratica comune nel trattamento di questi disturbi. Tuttavia, gli effetti collaterali come nausea, astenia e alterazioni delle percezioni sensoriali, seppur temporanei in molti casi, possono essere particolarmente fastidiosi soprattutto per i giovani pazienti.
La decisione della psichiatra di sospendere gradualmente il farmaco e concentrarsi sulla psicoterapia per il momento può essere una scelta ragionevole, specialmente se gli effetti indesiderati persistono e superano i potenziali benefici. Tuttavia, sarebbe importante monitorare attentamente la risposta di sua figlia durante e dopo la sospensione, per valutare se in futuro possa essere necessario riprovare con un altro trattamento farmacologico. Per questo motivo la collega ha chiesto di rivedersi dopo un mese.
Un aspetto chiave è la comunicazione aperta e chiara tra voi genitori, sua figlia e gli specialisti coinvolti. Non esiti a porre domande e a chiedere spiegazioni dettagliate sulle motivazioni delle scelte terapeutiche. È fondamentale che tutti siate allineati e che sua figlia si senta compresa e partecipe nel processo decisionale.
Continuate a incoraggiare e sostenere vostra figlia, creando un ambiente accogliente in cui possa esprimere liberamente le sue emozioni e preoccupazioni. La vostra presenza e comprensione saranno fondamentali durante questo percorso.
Con pazienza, determinazione e il supporto giusto, è possibile trovare la giusta strategia terapeutica per aiutare sua figlia a gestire l'ansia e ritrovare un equilibrio emotivo sano.
Cordiali saluti
Federico Baranzini