Si è svolto in questi giorni a Firenze il 22 mo congresso nazione della Associazione Italiana di Psicogeriatria – AIP di cui mi pregio di appartenere. Finalmente dopo due anni di sospensione per le note vicende è stato possibile rincontrare in persona amici e colleghi in un contesto di altissimo valore scientifico e culturale .
Sono stati tre giorni di intenso lavoro e aggiornamento densi di appuntamenti di confronto e discussioni sui temi più rilevanti inerenti la disciplina psicogeriatrica. In primo piano l’impatto della pandemia e le sue ripercussioni sulla salute fisica e mentale della popolazione anziana e le strutture di ricovero preposte alla loro cura. Ma anche sulle famiglie dei malati affetti da demenza che più di altri hanno sofferto della paralisi indotta dal covid su servizi e assistenza.
Tra i vari simposi AIP a cui ho partecipato ricordo, tra gli altri , il simposio dedicato alle malattie psichiatriche quali il disturbo bipolare e i disturbi di personalità e il loro rapporto con l’invecchiamento. Il colleghi Vampini e Asioli si sono posti la domanda di quale fine facciano certe diagnosi e sindromi con l’invecchiamento e nei casi di deterioramento cognitivo nei grandi anziani. I pazienti affetti da disturbo bipolare , dati di letteratura alla mano, vanno incontro a un tasso di conversione verso la demenza ben 3 volte maggiore dei non affetti. Questo dato impressionante pone in primo piano la necessità di una diagnosi precoce e l’avvio di una cura. Il litio si è ancora una volta confermato come la scelta di primo piano per la sua capacità di ripristino del volume ippocampale nei soggetti bipolari riducendo la propensione alla demenza del 50%!
Estremamente d’attualità il simposio dedicato all’analisi della sindrome long covid negli anziani con e senza demenza, istituzionalizzati in RSA o assistiti a casa. Quali problemi e criticità nel riconoscimento di questa sindrome?
Una definizione univoca non è ancora stata trovata, tra sintomi già presenti in avuto e sintomi comparsi solo successivamente me 12 settimana dalla contrazione del virus. I sintomi più comuni però sono ben noti e sono l’astenia associata a quella che è stato chiamata la “brain fog”, l’ansia e la depressione, il ptsd, la cefalea e l’insonnia. Negli anziani e grandi anziani si è presentato nel 46% dei casi delirium! Una condizione molto seria che rappresenta una vera e propria emergenza medica soprattutto nella sua versione agitata. La sindrome post covid si associa, nelle indagini di neuro-imaging, a una riduzione del volume del lobo limbico probabilmente indotto sia dal tropismo diretto del virus sul snc sia dalla azione della tempesta di citochine pro infiammatorie scatenata dall’infezione.
Di altissimo valore scientifica la disanima di letteratura condotta dai colleghi de Bartolomeis, Vampini e Serrati sulla depressione farmacoresistente ad esordio tardivo : quale è una definizione possibile? Il suo ruolo nella malattia di Alzheimer? Esiste davvero la depressione vascolare? Un simposio molto interessante e ricco di spunti.
Un argomento a me caro, l’approccio integrato sempre più evidence based alla sofferenza mentale della terza età con l’ausilio di preparati nutraceutici, è stato oggetto di una ricca rassegna condotta dal collega Bianchetti. Dati incoraggianti che lasciano immaginare come l’ausilio degli integratori e del “cibo terapeutico” possano sempre più rivestire un ruolo ausiliario importante nell approccio alla cura dell anziano.
In che rapporto stanno il medical food con il functional food e gli integratori alimentari? L’azione che viene teorizzata comune si nutraceutici sembra basarsi sulla loro capacità anti infiammatoria che contrasta lo stress ossidativo cellulare. Ancora una volta è stata ribadita la valenza universale della dieta mediterranea associata ad uno stile di vita sano e arrivo.
Un simposio particolarmente seguito è stato quello sulle innovazioni tecnologiche , tra virtual care, wearable e telemedicina , e il loro impatto sulla assistenza, cura e riabilitazione del paziente psicogeriatrico. In futuro sarà sempre più “metaverso” e anche i pazienti allettati o residenti in zone remote potranno usufruire di assistenza medica e ottimizzare così le cure.
Un impegno professionale che come ogni precedente edizione mi ha lasciato arricchimenti professionali e umani e molti spunti su cui rivolgere la mia attenzione di clinico nella quotidianità con i miei pazienti .
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