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Ansia tutto il giorno. Che fare? Un caso di Ansia Generalizzata

Ansia e allarme per tutto il giorno

Gianna, un caso di Ansia Generalizzata

“Ho 43 anni e lavoro in una piccola società informatica. E’ ormai da anni che soffro di ansia, palpitazioni cardiache, tremori, gola secca ed eccessiva preoccupazione per tutto quello che mi succede. Questo tipo di sensazioni sono presenti per la maggior parte del tempo della mia giornata. E’ come se stessi continuamente in allerta per…non so bene che cosa. Sono costantemente preoccupata per la salute di mia madre (che però a pensarci bene sta meglio di me). Penso poi che da un momento all’altro mi possa arrivare una telefonata che mi annunci un brutta notizia e di non essere all’altezza come mamma nei confronti dei miei due figli. A volte mi capita di dover lasciare il lavoro perché il mio malessere diventa intollerabile….ma ogni volta diventa sempre più difficile doversi inventare una scusa adeguata. A causa del mio nervosismo ultimamente ho poi fortemente ristretto i miei contatti sociali. Mio marito non mi capisce e questo causa continui litigi tra di noi, anche perchè tendo a nascondergli i miei sintomi e a cercare di apparire ai suoi occhi come “perfetta”. Fino a quando riuscirò a resistere?”

Gianna mi ha contattato tramite il mio sito e mi ha chiesto un incontro con il marito presso la Casa di Cura Le Betulle di Appiano Gentile (Co). La sua situazione è apparsa da subito molto compromessa sia per il livello di sofferenza soggettiva che ormai aveva sviluppato dopo tutti quegli anni di malattia sia per l’esasperazione del marito e della relazione coniugale che ormai pareva essere giunta agli sgoccioli. Inoltre Gianna nel tentativo disperato di gestire la situazione, sempre nell’idea di fare da sè e di non aggraviare ulteriormente la relazione con il marito, aveva avviato una auto terapia a  base di xanax sviluppando però velocemente una dipendenza. Quando ci siamo conosciuti era giunta a consumarne ormai un  flacone al giorno.

Di fronte ad  un quadro clinico di quel tipo fu necessario proporre a Gianna un ricovero per la doverosa disintossicazione per evitare che la sindrome di astinenza compromettesse le successive cure. Il ricovero la portò in breve tempo a perdere l’assuefazione ai farmaci e a rendersi completamente lucida e in grado di sostenere un lavoro psicologico su di sè. Questo lavoro venne poi continuato a Milano, in studio, con appuntamenti settimanali. La psicofarmaco terapia a base di paroxetina, un importante SSRI ad effetto ansiolitico, venne prolungata per un certo periodo per aiutarla a gestire meglio la sua quotidianità e permetterle di attendere al suo lavoro in ditta e alla sua psicoterapia senza subire il ‘richiamo’ dello xanax.

Il lavoro psicoterapico associato alla farmacoterapia hanno permesso alla paziente di riprendere una vita pseudo normale, di salvare il proprio matrimonio e di recuparere anche se parzialmente la propria vita sociale. Là dove la malattia aveva desertificato le sue relazioni imponendosi come unica compagnia, nei mesi si è progressivamente osservato un reinvestimento nella propria famiglia e la comparsa anche di nuovi interessi.

Solo dopo quasi tre anni di terapia integrata Gianna è stata in grado di ridurre il dosaggio di paroxetina e di giungere ad ammettere, prima di tutto a sè stessa, di non essere ‘perfetta’ come credeva ma non per questo di dover fare a meno dell’affetto di suo marito e della sua famiglia.

Il materiale qui presentato è ispirato a fatti e personaggi legati all’attività clinica dell’autore che ne ha modificato i dettagli e ogni elemento che permettesse un riconoscimento a tutela e protezione della privacy dei pazienti. In ogni caso quanto riportato, per specificità della casistica esaminata e la non generalizzabilità delle indicazioni, non può in alcun modo considerarsi sostitutivo di una valutazione medica personale.
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